Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.
– “Che strada devo prendere?” chiese.
La risposta fu una domanda:
– “Dove vuoi andare?”
– “Non lo so”, rispose Alice.
– “Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza”.
Come tre piccole Alice entriamo in questo spazio industriale immenso, dalle pareti grigie e il pavimento di cemento. Ci lasciamo la luce alle spalle e avanziamo, lentamente, rapite dal luccichio di un grande installazione Y (2003). Dubbio e smarrimento, attrazione e stupore sono i sentimenti che ci pervadono. Prendo coraggio, percorro la passerella e arrivo al bivio, destra o sinistra? Quale strada scegliere? La voce dello Stregatto mi risuona nelle orecchie, ed è allora che vado a destra. Aspetto le altre mie due compagne, che mi seguono. Entriamo in questo corridoio buio, in salita, non vediamo nulla, ma come tre piccoli topolini ciechi avanziamo, le mani seguono il corridoio, i piedi si trascinano e lentamente comincia la discesa, dopo l’ultima curva, intravediamo una luce, acceleriamo e arriviamo in quello che è per noi il Paese delle Meraviglie creato e pensato da Carsten Höller, artista tedesco di grande fama internazionale.
Specchi, luci al neon e grandi giostre catturano la nostra attenzione. Non possiamo fare altro che camminare con gli occhi al cielo intente a osservare queste installazioni semplici, ma che nello stesso tempo portano lo spettatore a diventare parte integrante della mostra.
Cominciamo la nostra visita immergendoci nell’Aquarium (1996) dove Höller mette in luce il suo interesse per la relazione tra esseri umani e animali. Un acquario con tre aperture permette ai visitatori di osservare un banco di pesci come se si trovasse sott’acqua. I movimenti dei pesci creano una sorta di effetto psichedelico.
Ci spostiamo poco più avanti, Division Walls (2016) ci illumina di colore verde e giallo. Una parete ci occlude la vista, dall’esterno sembriamo animali in gabbia. Ancora una volta il concetto di divisione torna nella pratica artistica di Höller. Riusciamo a sfuggire alle luci al neon, e ci catapultiamo tra le porti girevoli. Revolving Doors (2004/16), 5 porte specchiate provocano in noi ruotando una visione distorta e una sensazione di smarrimento, perdiamo le coordinate spazio – temporali, ma nello stesso tempo non riusciamo a smettere di girare. E inconsapevolmente ci ritroviamo di fronte a giganteschi funghi volanti. Flying Mushrooms, giganti amanite di un colore rosso intenso. Tossici e allucinatori catturano e affascinano, ma nello stesso tempo tossici e letali.
Two Flying Machines (2015). Osserviamo le altre persone volare sopra i percorsi e le nostre teste, un parapendio e una motocicletta. Strana combinazione. Double Carousel (2011) due immense giostre ruotano lentamente in senso opposto. Ci sediamo giochiamo ci divertiamo, ma a metà della corsa sperimentiamo quello che Höller aveva già pensato. Noia, vogliamo scendere, le macchine si muovono troppo piano, siamo intrappolante. Ci liberiamo dalla chiusura e ce ne andiamo perdendo ogni interesse per questo gigante colorato e ritorniamo nei giardini di Pirelli HangarBicocca.
Doubt si sviluppa attraverso diversi momenti: divisione, duplicazione, unione e ribaltamento. I confini si fanno labili tutto è messo in dubbio, il continuo scambio di relazioni e memorie porta a percepire lo spazio come un luogo in cui qualcosa succede, difficile da inquadrare.
Aperta fino al 31 luglio questa mostra è consigliata per chi ha voglia di sperimentare e mettersi in gioco in prima persona.